Francesco Ambrosino testimone di un esperimento. Si pone la domanda «Se diventassi Disabile anche io?» e descrive quella che potrebbe essere la sua vita se diventasse una new entry del D-Mondo. Come potrebbe cambiare la vita di Francesco ce lo racconta lui stesso.
Francesco Ambrosino è un Content Marketer, un Social Media Manager, un Blogger e come ama definirsi lui un Socialmediacoso. Oggi Francesco immagina la propria vita, una giornata tipo, come sarebbe se anche lui fosse Disabile.
Leggete con attenzione la splendida testimonianza di Francesco che segue quella di Marco Rocca nell’ambito dell’esperimento «Se diventassi Disabile anche io?» lanciato attraverso il nostro editoriale di giugno.
Francesco è un blogger freelance estremamente eclettico abituato a descrivere attraverso le parole fatti, eventi e quant’altro. Francesco ci ha regalato il suo prezioso tempo per raccontarsi attraverso la propria immaginazione e cercando di comprendere come sarebbe una vita che potrebbe modificarsi a causa di una sopraggiunta disabilità.
Non aggiungiamo altro, Francesco rende benissimo l’idea di come chiunque dovrebbe ricalibrare la vita se diventasse Disabile ma soprattutto è il primo vero testimone di un esercizio intellettuale che potrebbe illuminare molte menti rendendole semplicemente coscienti che potrebbero essere protagoniste di ciò che oggi conoscono poco o per niente: il D-Mondo.
Se diventassi Disabile anche io? Cosa farei?
Faccio un lavoro sedentario, perennemente connesso al mio mac e all’iPhone, rappresentazione reale di quello che diceva McLuhan quando definiva i dispositivi tecnologici come estensioni del nostro corpo.
Per me è così, mi sono reso conto, soprattutto negli ultimi mesi in cui ho lavorato come il pazzo senza soste, che senza un computer, uno smartphone e una connessione a Internet io sono un inetto, un disadattato, un disabile.
Però c’è un però, grosso come una casa: io non sono un disabile, almeno nel senso stretto del termine. Non ho menomazioni o disturbi fisici e/o mentali, quindi la mia condizione di uomo/dispositivo non mi è piombata addosso, è frutto delle mie scelte e delle mie azioni.
Così ho ripensato a questa cosa dell’essere un disabile, e mi sono chiesto:
“e se diventassi disabile anche io?”
Lo so cosa stai per dirmi, perché devo pensare a queste cose brutte, visto che sono in salute e devo godermi la fortuna che ho. Hai ragione, ma come si dice a Napoli “stamm sott’ ‘o ciel”, e nessuno mi garantisce che uscendo dall’ufficio dopo aver completato di scrivere questo mio post io non cada dalle scale spezzandomi la spina dorsale.
Si, ammetto che ho cercato con insistenza le chiavi in tasca dopo averlo scritto, ma è così. La vita è imprevedibile, e tutto può succedere. Lo stesso vale per le malattie incurabili, i “brutti mali” come li chiamiamo qui nelle mie zone, martoriate dai tumori.
Mi dispiace, ma non succede solo agli altri, prima o poi tocca anche te; a me è successo due volte, portandomi via due delle persone che ho amato di più nella mia vita.
Vabbè, questo adesso è un altro discorso, io voglio rispondere alla domanda “Se diventassi disabile anche io?”.
Partiamo dall’assunto inziale, ovvero che faccio un lavoro e una vita sedentaria, sempre seduto alla scrivania a lavorare al computer. Bene, allora facciamo l’associazione più naturale e meno catastrofica del mondo; facciamo finta che io diventi paralitico, e che non abbia l’uso degli arti inferiori.
Come vivrei?
Beh, potrei certamente fare il mio lavoro esattamente nello stesso modo, perché comunque si tratta di stare seduto a fissare un monitor, ma siamo sicuri che sia così immediato?
Secondo me no, perché se faccio una analisi leggermente più completa mi rendo conto che ci sono delle cose che non sarebbero più come prima.
Ne ho individuate sei, molto semplici, pratiche e banali, ma essenziali.
- Per raggiungere l’ufficio devo fare un tratto in macchina e un viaggio di un’ora circa in treno.
La stazione di partenza ha l’accesso con rampa per i disabili, ma i treni no. La stazione di arrivo, invece, è inagibile per un disabile in carrozzina, quindi per uscire in strada dovrei chiedere l’aiuto del personale della stazione per farmi portare, di peso, fuori.
Questo tutti i giorni, due volte al giorno, per 5 o 6 giorni a settimana.
- Per lavoro mi capita spesso di dover fare dei viaggi, in treno o in pullman, e quasi mai sono viaggi “leggeri”, perché si tratta di spostarsi da una città all’altra e all’interno della stessa città usando la metro.
Farlo da solo sarebbe complesso, soprattutto con i ritmi frenetici ai quali sono abituato.
- Ho un’auto piccola, e avendo due figli, dovrei cambiarla per poter portare comodamente la carrozzina e le altre cose, oltre ai bambini, mia moglie, le buste della spesa e quello che fa una qualunque persona quando esce con la famiglia.
Questo vorrebbe dire dover sostenere una spesa che, dalla sera alla mattina, mi metterebbe in difficoltà economicamente.
- Come ho detto in precedenza, ho due figli, e mi piace giocare con loro. Loro amano, ad esempio, giocare a rincorrerci, e sulla sedia a rotelle come potrei mai farlo? Potrebbe essere addirittura pericoloso per loro, e essendo un papà apprensivo, finirei col rinunciare a una delle cose più belle della giornata.
Potrei portarli al parco giochi? Certo, ma avrei i riflessi e l’agilità per riuscire a stargli dietro senza mai perderli di vista?
- Casa mia è su due livelli, e non c’è lo spazio per poter montare un ascensore, anche piccolo, internamente. Potrei, senz’altro, installare uno di quei montascale per disabili, ma uno dei due pezzi di scalinata non ha un passamano, quindi dovrei effettuare anche dei lavori.
Tutto questo, dalla sera alla mattina, come per la macchina, mi creerebbe dei disagi economici.
Inoltre, al piano terra ho un bagno stretto e lungo, dove non ci sarebbe spazio utile per potermi muovere agevolmente con una sedia a rotelle. Il box doccia dovrebbe essere sostituito, perché ha ovviamente un gradino per evitare che fuoriesca l’acqua.
- Come cambierebbe il mio rapporto di coppia? Sarei, è inutile mentire, un peso per chi mi sta accanto, e se come conseguenza dell’incidente perdessi anche la facoltà di avere rapporti sessuali?
Riuscirei a sopportarlo? Riuscirei a vivere una relazione sapendo di rappresentare, di fatto, un ostacolo alla vita del mio partner?
Perché è vero che ci si promette di amarsi nella salute e nella malattia, ma uno lo dice sperando che quel momento non giunga mai. La realtà, poi, è diversa.
Sono onesto, la prospettiva di diventare disabile non mi spaventa a morte, perché so che ci sono persone che riescono a vivere una vita più che soddisfacente nonostante le evidenti difficoltà, alcune riescono addirittura a compiere gesti straordinari, basti pensare ad alcuni atleti, ma non so se sarei in grado di cavarmela.
Se c’è una cosa che mi spaventa a morte è non essere più nella condizione di poter badare alle persone che amo come mi piace fare. Ecco perché, in modo molto sincero e vigliacco, dico che non ce la farei.
No, non vorrei mai diventare disabile.
Se tutti si fermassero a riflettere come ha fatto Francesco Ambrosino sicuramente inizieremo ad avere persone che agiscono negli interessi di un futuro che potrebbe essere anche loro e di un presente che è già dei Disabili.
Spesso assistiamo a servizi televisivi dove l’ignoranza di progettisti ed esecutori fa sì, per esempio, che venga posto un palo della luce nel bel mezzo di una rampa di accesso per Disabili; bene se quei progettisti e quegli esecutori si fossero posti la domanda «Se diventassi Disabile anche io?» sicuramente collocherebbero pali e altri ostacoli qualche metro prima o dopo uno strumento di utilità che potrebbe servire anche a loro in un prossimo futuro.
Partecipate alla nostra operazione culturale «Se diventassi Disabile anche io?» e fateci pervenire i vostri testi che verranno pubblicati come quello di Francesco. Riflettete sul vostro futuro!
Grazie Francesco!
Inviateci la vostra immaginazione, le vostre storie rispondendo semplicemente alla domanda: «Se diventassi Disabile anche io?»
Image Credits: Sara Daniele – Emotionally.eu
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