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Eleonora Goio: intervista all’autrice di “Vita al rallenty” – 2ª parte

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“Vita al rallenty” è Eleonora Goio: donna, professionista, viaggiatrice, moglie, madre, autrice di libri e poi un giorno Disabile a causa di un’operazione. Una storia – che potrebbe essere anche la vostra – da conoscere attraverso le parole di Eleonora.

Oggi vi propongo la seconda parte dell’intervista rilasciataci da Eleonora Goio. Chi non avesse letto la prima parte lo dovrebbe fare per comprendere bene una storia bella, raccontata egregiamente ma soprattutto utile a comprendere quanto vi ho proposto come riflessione nell’apertura dell’articolo di mercoledì scorso.

Oggi più che mai vi lascio immediatamente alle parole di Eleonora che completano un racconto che coincide con un percorso di vita tutto da scoprire anche attraverso la lettura del suo ultimo libro Vita al rallenty.

D: Come Professoressa di Educazione Fisica con mansioni di sostegno a studenti Disabili delle Scuole Superiori hai avuto modo di sviluppare progetti personali per i vari studenti e confrontarti con le famiglie. Puoi raccontare ai nostri lettori quanto hai vissuto, percepito, accettato oppure no da questa tua esperienza? Qual è l’apertura mentale delle famiglie nei confronti di figli che, per età, sono pronti a “spiccare il volo” verso mete lavorative, sentimentali etc.?

R: Nei miei 6 anni come insegnante di sostegno, ma anche negli altri come insegnante di Educazione Fisica, ho seguito molti casi di alunni sia con disabilità mentale sia motoria. Purttoppo gli ostacoli maggiori li ho trovati nei rapporti con i colleghi, che sminuiscono spesso l’importanza dell’insegnante di sostegno, delegittimandolo e/o relegandolo in uno spazio chiuso, senza una vera integrazione e inclusione del ragazzo disabile. In una gita scolastica mi sono ritrovata, ad esempio, a dover gestire una ragazza con spina bifida in sedia a rotelle con barriere architettoniche ovunque, compreso l’autobus che ci portava a Bruxelles.
Per quanto riguarda le relazioni con le famiglie sono state talmente differenti da caso a caso che è difficile definirle. Un punto in comune è comunque quello di non riuscire a pensare che prima o poi il loro figlio possa diventare autonomo, molti credono di essere assolutamente indispensabili, creando delle vere e proprie dipendenze. I genitori hanno un atteggiamento protettivo, a volte faticano a parlare con i figli, soprattutto di disabilità e sessualità; talvolta hanno una visione riduttiva del proprio figlio, come se non potesse mai avere un rapporto sessuale. La giustificazione addotta è che le problematiche da gestire in generale sono sufficienti, senza dover aggiungere ed accollarsi anche questa complicazione: di solito, invece, è la mancanza di strumenti adatti ad affrontare l’argomento. Già nelle famiglie normali molto spesso i genitori non parlano del sesso e del fare sesso, figuriamoci quando c’è una persona con disabilità, parliamo del mondo occidentale e italiano in particolare, dove l’influenza della religione è ancora enorme.

D: Visto che abbiamo parlato di giovani continuiamo. Eleonora Goio è donna, è stata moglie ed è madre. Come hanno vissuto i tuoi figli la transizione da Mamma a D-Mamma?

Disabili DOC – Eleonora Goio, autrice del libro “Vita al rallenty” mostra una strumentazione per la riabilitazione

Eleonora Goio, autrice del libro “Vita al rallenty”, mostra una strumentazione per la riabilitazione.

R: All’epoca mia figlia diciottenne viveva col padre a Bolzano, essendo io separata, mentre mio figlio quindicenne stava con me nelle Marche. È stata sicuramente un’esperienza per loro molto dura e dolorosa, che li ha visti crescere velocemente e maturare prima dei loro coetanei. Grazie a loro mi sono sentita accudita e coccolata, come una figlia bisognosa di cure e, per una volta tanto, si sono invertiti i ruoli. Irene ha dovuto prendere la patente per accompagnarmi a fare fisioterapia e per le varie incombenze burocratiche o per la spesa, essendo io anche epilettica; Flavio, pur adolescente, si è trovato a farsi carico a volte di enormi responsabilità come chiamare più volte l’ambulanza e assistermi durante le mie crisi epilettiche e respiratorie. Ancora oggi si preoccupano per me se devo affrontare un viaggio o altro.

D: Personalmente conduco da anni un’aspra battaglia contro la definizione «Diversamente Abili» che è un’aberrazione della lingua italiana (“Diversamente” sottintende la capacità d’azione che ci manca, o è ridotta, proprio perché Disabili), un alibi per le istituzioni che così si rendono ancor più latitanti e un falso storico sottoscritto da politici, giornalisti e quant’altri non conoscono la realtà dei Disabili; c’è di più – cosa ben peggiore – visto che questa “falsità” viene anche sottoscritta da molti Disabili e dalle loro Associazioni che hanno avallato questo “paracadute” emotivo per quei soggetti, e loro famigliari, che non riescono ad accettare la disabilità.
Durante una nostra chiacchierata telefonica ci raccontammo una reciproca convinzione: siamo tutti uguali essendo utopica la normalità. Tuttavia nel mondo reale come si distingue un pantalone da una giacca c’è la necessità di distinguere il “mondo globale” dei Normodotati dalla “nicchia di mercato” dei Disabili. Cosa pensi quindi dell’invenzione – per me abominevole – dei «Diversamente Abili»?

R: Poiché già nella tua premessa hai chiarito in modo molto puntuale la distorsione di questa parola, sintetizzo il mio pensiero in un paio di semplici concetti. Il mio obiettivo è far capire che siamo tutti uguali nell’essere diversi, ovvero persone uniche. Pertanto, abbiamo anche abilità differenti: se dovessi usare un termine, invertirei le parole in Abili diversamente per tutti, comprese le persone cosiddette “Normali”. Scusa, ma non vedo la necessità di distinguere una giacca da un pantalone, siamo già tutti così eccezionalmente speciali e originali, appartenenti solo al genere umano.

D: Restando in tema di battaglie, quali sono quelle che conduci da sempre, o al momento, oltre a quelle già discusse nelle domande precedenti?

Eleonora Goio, autrice del libro “Vita al rallenty”, in una foto successiva all'operazione

“Vita al rallenty”, l’ultima opera di Eleonora Goio editato da Aras Edizioni.

R: La battaglia principale è quello di infrangere le barriere mentali di una società piena di pregiudizi, il libro è un diario per schierarsi concretamente dalla parte della coscienza, dove ognuno debba fare la propria parte, affinché tutta la collettività possa trarne beneficio. Sia nel mio ruolo di insegnante sia come cittadina ho sempre svolto una sorta di denuncia sociale nel sensibilizzare la comunità sull’importanza di non tacere le ingiustizie. Scrivo spesso a quotidiani locali, amministrazioni pubbliche o Enti privati (Musei, Trenitalia, Poste italiane, ecc) per contestare e segnalare agli organi competenti carenze od ostacoli che impediscono a tutti di avere una vita dignitosa e giusta. Se avete voglia di curiosare nella pagina Facebook “Vita al rallenty di Eleonora Goio”, creata dalla mia casa editrice Aras di Fano, potete leggere e vedere ciò che ho fatto in quest’anno di presentazioni in giro per l’Italia.

D: Nel 2008, percorrendo la via della seta giungesti sino a Pechino a bordo di una Mehari del ’74; hai quindi vissuto “dinamicamente”. Secondo Te può una persona normodotata immaginare il peso di una mobilità ridotta o nulla di moltissimi Disabili?

R: Nel mio caso all’epoca non ero ancora stata operata al cervello, comunque dopo il 2010 a piccoli passi sono andata a Barcellona, supportata e sopportata dai miei figli, poi a Cuba con quattro “badanti”, per spiccare il volo da sola in India nel 2014. Una persona “normodotata”, finché non si trova in una condizione di disabilità anche solo temporanea (incidente, operazione e/o malattia) può solo immaginare, ma non comprendere fino in fondo la condizione di disabilità. Sta a noi farlo comprendere, così come mi è capitato recentemente col Centro ciechi di Bolzano, solo parlando con loro sono riuscita in parte a capire il loro mondo.

D: Ci stiamo avvicinando alla fine dell’intervista che spero coincida con un altro inizio … Se potessi realizzare 3 cambiamenti offrendo altrettante soluzioni cosa vorresti – di concreto – per il D-Mondo? Se invece potessi cancellare, eliminare, 3 leggi, realtà, tabù o quant’altro, quale sarebbe il tuo “colpo di spugna”?

R: Il primo cambiamento che vorrei è che non si vedesse il D-Mondo, ma tante persone, differenti una dall’altra e, quindi ricche grazie alla loro peculiarità. Parlando, invece, di cose concrete sto aspettando che venga varata la legge sull’assistente sessuale e quella sulla legalizzazione della cannabis terapeutica per tutta una serie di patologie, per le quali ora non è riconosciuta.
Se potessi cancellare qualcosa, eliminerei dalla nostra società certi atteggiamenti e/o comportamenti. In ordine d’importanza vorrei non esistessero persone che assumono un certo pietismo misto a compassione nei confronti di altre diverse da loro. La mancanza assoluta di attenzione e di sensibilità che purtroppo ora è più forte che mai rispetto ad omosessuali, emigranti, minoranze religiose, anziani e ovviamente disabili. Infine, ma non meno significativo una realtà dettata dalle regole del denaro e della produzione, per cui chi non rientra in questi parametri è tagliato fuori. Manca in sintesi, non solo, una coscienza collettiva, ma anche il tempo per formarla.

D: Carissima Eleonora, ti ringrazio per il tempo che ci hai concesso e per quanto hai offerto hai lettori di Disabili DOC. Ora lascio a Te una chiosa tutta tua, comunicaci ciò che ti sta più a cuore? Un sincero grazie da parte mia e di tutto Disabili DOC!

R: Cito un detto giapponese: «Quando i giapponesi riparano un oggetto rotto, valorizzano la crepa riempiendola con dell’oro, perché credono che quando qualcosa subisce una ferita e ha una storia, diventa più bello.» Di questo dobbiamo andarne fieri. Non c’è viaggio senza attraversare frontiere sociali, culturali e psicologiche, quelle dell’anima che sbarrano la strada a noi stessi, spesso invisibili a molti e per questo difficili da abbattere, da oltrepassare. La nostra esperienza al mondo è un viaggio continuo e vorrei che chiunque, non solo chi vive la disabilità abbia la forza di godersi questa magnifica avventura. Infine, ma non ultimo, è far comprendere che in un qualsiasi momento di difficoltà noi possediamo infinite energie da muovere per voltare pagina e renderla sempre positiva. Chiudo con le parole di Don Gallo, prete anticonvenzionale: «Io vedo che quando allargo le braccia i muri cadono. Accoglienza vuol dire costruire dei ponti e non dei muri. Sempre con coraggio. Cerchiamo di continuare a essere ‘trafficanti’ di sogni! ».

Grazie a Carlo Follis di avermi permesso di condividere con i lettori la mia esperienza

Eleonora Goio

Grazie a te Eleonora!

Sono io che ringrazio te Eleonora a nome mio, del mio staff e dei nostri lettori. Mi auguro che storie come la tua siano quasi settimanali se non quotidiane su Disabili DOC. La tua storia è la testimonianza che bisogna crescere culturalmente per capire che non vi è nulla di più trasversale nella vita di ognuno di quanto non lo sia la potenzialità di diventare Disabili.

Speriamo che un giorno chi è ancora in grado di agire pensi che un domani potrebbe non esserlo più e che quindi contribuisca a migliorare un D-Mondo da trent’anni lasciato a un semplice mantenimento senza che vi sia mai stata una reale rivoluzione D-Culturale.

Disabili DOC – Eleonora Goio, autrice del libro “Vita al rallenty” e di “Viaggio al buio”

“Viaggio al buio” diario di viaggio sulla Via della Seta – Besa Editrice.

Disabili DOC – Eleonora Goio, autrice del libro “Vita al rallenty” e di “Mezzaluna a rovescio”

“Mezzaluna a rovescio” diario di un viaggio – Besa Editrice.

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About Author

Sono nato il 25 febbraio del 1963 ed a 23 anni ho coronato il mio primo sogno d'impresa: un'attività commerciale che durò per circa vent'anni. Dopo un periodo sabbatico fondai nel 2009 Ideas & Business S.r.l. che iniziò la sua opera come incubator di progetti. Nel 2013 pensai di concretizzare un sogno editoriale: realizzare un network di testate online. DisabiliDOC.it è la seconda testata attiva dal 16 febbraio 2015. Altre già pensate e realizzate prenderanno vita pubblica nei prossimi mesi. Per ora scrivo per passione come per passione ho sempre lavorato per giungere alla meta.

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