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Gli spazzini vennero ribattezzati “operatori ecologici” e qui la storia finì mentre per i Disabili l’odissea continua su scala internazionale.

Perché i Disabili sono l’unica minoranza che non sa dare voce al proprio pensiero? Perché deve solamente subire gli attacchi intellettuali di teorici che non portano ad alcuna soluzione? Perché si continua a ribattezzare il sostantivo Disabili che è l’unico vero termine in grado di definirci con dignità?

Negli ultimi tempi sembra che l’ONU eserciti, con la sua convenzione relativa alle persone con disabilità, la riscrittura di quanto è un Disabile ribattezzando lo stesso come persona con disabilità. Sembra anche che voglia fare sparire, o che l’abbia già fatto, l’icona della carrozzina dal simbolo internazionale dei Disabili.

È proprio necessario dover abbandonare il termine che ci ha identificato per decenni con uno – molto più lungo – che afferma solamente la realtà, ossia che anche un Disabile è una persona? Perché i Disabili dovrebbero ribattezzarsi per dichiarare ciò che semplicemente è?
Perché si dovrebbe escludere da un logo la carrozzina che è l’unico simbolo che riconduce al chiaro concetto di disabilità?

Qual è la debolezza della nostra categoria difronte a cambiamenti così globali e così inutili? Qualora ci fosse qualcuno che ne vede l’utilità saprebbe spiegarla?

Il 18 aprile del 2007 in quello che allora era un blog personale scrivevo un articolo dal titolo “Convenzione ONU Disabili – Come la cattura di Provenzano …”. Volevo sottolineare la mancanza di tempismo che l’ONU ebbe. Se per recuperare il tempo perduto dobbiamo però ridipingere l’immagine del Disabile epurandola dei suoi tratti più caratterizzanti non faremo altro che rendere sempre più invisibili i Disabili e le loro necessità.

Alcuni di voi penseranno: «Chi siamo noi per mettere in discussione la voce di un organismo tanto grande e potente come l’ONU?».

Semplicemente i diretti interessati, quelli che vengono ribattezzati senza che nessuno gli chieda nulla, senza che nessuno si renda conto che per scrivere la definizione della propria categoria si passa a dover digitare 22 caratteri, spazi compresi, anziché 8. Questa non è una sciocchezza perché molti di noi hanno difficoltà a scrivere e spesso lo fanno attraverso sistemi a scansione o altri che richiedono più tempo rispetto a chi scrive senza l’utilizzo di un ausilio.

Il problema più grande è, e resta, la dipendenza del Disabile dalle mani altrui. Quindi la mancanza del suo protagonismo fa sì che anche inconsapevolmente chi Disabile non è pensi a soluzioni inutili e tecnicamente inopportune.
C’è da augurarsi che la definizione “persone con disabilità” non nasca per far piacere a quei genitori che non riescono ad accettare i figli Disabili o compiacere quei Disabili che hanno dei problemi ad accettare se stessi.

Continuate a definirvi dei Disabili, se non lo farete presto la nostra categoria sarà popolata da persone invisibili.

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About Author

Sono nato il 25 febbraio del 1963 ed a 23 anni ho coronato il mio primo sogno d'impresa: un'attività commerciale che durò per circa vent'anni. Dopo un periodo sabbatico fondai nel 2009 Ideas & Business S.r.l. che iniziò la sua opera come incubator di progetti. Nel 2013 pensai di concretizzare un sogno editoriale: realizzare un network di testate online. DisabiliDOC.it è la seconda testata attiva dal 16 febbraio 2015. Altre già pensate e realizzate prenderanno vita pubblica nei prossimi mesi. Per ora scrivo per passione come per passione ho sempre lavorato per giungere alla meta.

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